La fontana, realizzata nel 1882 su progetto dell'algherese Giovanni Pietrasanta grazie alla munificienza del nobile ozierese Giuseppe Grixoni Sequi, è composta da due ali marmoree scandite da riquadri e sormontate da candide balaustrate che fiancheggiano un corpo centrale aggettante, vivacizzato da un paramento bicromo a fasce parallele ritmato da lisce colonnine sorreggenti un coronamento che, in corrispondenza del busto del mecenate, lascia spazio ad un ricco fastigio ogivale.
L'acqua defluisce in piccoli catini attraverso sei bocche leonine in bronzo inserite in un alto soccolo e dalle fauci dei due leoni marmorei, posti all'estremità della composizione, retaggio di una formulazione cinquecentesca.
Il complesso, caratterizzato da un lessico formale eclettico orientato in senso neogotico, documenta una pronta adesione alle più aggiornate tendenze stilistiche nazionali dell'epoca. (Wally Paris, Sopraintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggio, Patrimonio Artistico e Demoetnoantropologico per le Province di Sassari e Nuoro).
Storia
La comunità ozierese va orgogliosa della monumentale fonte scenograficamente inserita nell'omonimo slargo in pendio e racchiusa da dignitosi palazzotti signorili ottocenteschi.
L'attuale strutturazione architettonica ricopre l'antica fonte risalente al 1594 e voluta dal governatore dello Stato di Oliva e del Monte Acuto Giovanni di Castelvì (don Johannes de Castelvì), promotore della canalizzazione delle acque di 'Funtana Manna' (1594), come testimoniato dall'iscrizione:
D.O.M. HUNC ACQUEDUCTUM-
ET FONTEM FIERI JUSSIT-
ILLUS D.D. JOANNES DE CASTELVI-
GUBERNATOR STATUS OLIVE -
ANNO DOM. MDLXXXIIII.